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Associazione "PASSAGGI. Le scienze sociali in classe"
   Il Liceo delle scienze umane        

nella proposta di Riforma della scuola secondaria

 

 

Il disegno complessivo che emerge da una visione della bozza di riforma della scuola secondaria evidenzia gravi e preoccupanti limiti culturali, capaci di compromettere il preteso adeguamento della Scuola italiana agli standard europei. In particolare l’assetto curricolare dei Licei ‘senza indirizzo’, combinato con la  impossibilità di  reali scelte opzionali, si risolve in una brutale riduzione degli spazi riservati alla progettazione delle scuole in evidente contrasto con lo spirito dell’Autonomia.

 

In questo contesto il quadro orario del Liceo delle Scienze Umane propone un profilo culturale particolarmente povero e limitato.

Il suo impianto non trova riscontro nell’ormai lunga e consolidata storia della sperimentazione organizzativa e didattica degli Istituti della direzione classica.

In un sol colpo è stato azzerato un patrimonio di saperi e di esperienze transitate dalle sperimentazioni autonome sino all’ultima del Liceo delle Scienze Sociali, passando dal Progetto Brocca alle varie formule delle sperimentazioni assistite. Per quest’ultimo, in particolare, si è trattato di un percorso che ha coinvolto circa 200 scuole del paese ed ha trovato una sintesi in un Documento del Febbraio del 2000 (vedi allegato) in cui si delineava, nel panorama della scuola italiana, un profilo formativo e culturale molto innovativo e ben caratterizzato da assi fondanti attorno al tema della società contemporanea nelle sue caratteristiche di globalizzazione e comunicazione.

Si è lavorato ad articolare un indirizzo di studi che ha come principale obiettivo quello di offrire agli studenti alcune mappe di orientamento e di decodifica di un mondo sempre più plurale e complicato e per cominciare a costruire una consapevolezza di sé – studente e docente – attraverso il confronto tra modelli culturali. Inoltre, l’indirizzo di scienze sociali ha posto al centro della riflessione la relazione educativa tra docente e discente, spostando di fatto il baricentro sull’apprendimento piuttosto che sull’insegnamento, (Vedi Conferenza mondiale sull’educazione per tutti di Jomtien, Dakar, Children forum di New York) e ha fatto dello stage formativo un elemento strategico della progettazione didattica del triennio.

Questo percorso ha coinvolto molti docenti in seminari e aggiornamenti promossi dal ministero, ma anche esperti e docenti universitari, e ha incontrato adesione in studenti e genitori nonché un forte apprezzamento in operatori ed esponenti delle realtà locali.

Non si comprende dunque il motivo di queste scelte ministeriali.

 

L’aspetto più inquietante del quadro proposto emerge dal confronto con quello dell’ormai destituito Istituto Magistrale (10 Marzo 1997) che, tuttavia aveva almeno risposto alle esigenze del periodo storico in cui era stato istituito. Di fronte ad un mondo in cambiamento anche il legislatore aveva sentito la necessità di un aggiornamento. Ma, se proprio si vuole fare il confronto, va rilevato che il vecchio quadro risultava più aperto di quello che oggi viene proposto.

Vi è poi un altro aspetto che è sintomo di una preoccupante arretratezza culturale, almeno da un punto di vista terminologico. Per quanto possa sembrare una questione di marginale nominalismo, chiunque abbia seguito l’evolversi delle Facoltà di Magistero o dei Corsi di laurea in Pedagogia sa quanto è stato speso in termini di dibattiti epistemologici per cambiare proprio il nome a quella disciplina che appare  a caratterizzare l’indirizzo nel biennio nell’attuale proposta.

Ben altra cosa è, al riguardo, l’orientamento pluridisciplinare del Liceo delle Scienze Sociali, peraltro avviato dalla sperimentazione Brocca, finalizzato a costruire un abito mentale aperto alla comprensione dei bisogni fondamentali dell’uomo nella sua dimensione individuale e collettiva secondo una prospettiva storico-antropologica.

 

Il venir meno delle compresenze (storia-diritto, filosofia-scienze sociali, linguaggi multimediali con altre discipline), fondamentali per tessere percorsi interdisciplinari e sostenere un po’ di quegli spazi di  ideazione senza i quali si fa difficile dialogare con le realtà territoriali, mina alla base la possibilità di sperimentare percorsi di ricerca/azione, idea caposaldo della ricerca educativa degli ultimi decenni.

 

Man mano che si entra nel dettaglio ci si rende conto che con gli strumenti offerti dall’attuale proposta di Riforma si rischia di veder annullati, in modo strisciante e indiretto, gli spazi di iniziativa, di ricerca e di progettualità delle scuole; ma ancor di più pare intaccato lo spazio dell’Autonomia degli Istituti scolastici. L’Autonomia amministrativa è pressoché compromessa per la drastica riduzione della spesa pubblica, mentre l’Autonomia didattica viene di fatto neutralizzata con l’impoverimento complessivo delle condizioni di cui necessita, prima fra tutte la libertà condivisa di progettazione tra docenti e studenti motivati a mettersi alla prova.

 

Nel complesso, l’attuale proposta di riforma accentua la posizione marginale che la scuola occupa nel processo di formazione delle nuove generazioni. La sfida lanciata dal  cambiamento radicale che interessa tutti i campi del sapere non è accettata, delegando nei fatti ad altre agenzie il ruolo di insegnare ai giovani a comprendere i fenomeni del presente e a leggere i codici con cui essi si manifestano.

 

Di fronte a questo stato di cose si chiede agli esponenti del mondo culturale, a quelli del mondo politico, alle famiglie e agli studenti, nonché a tutti quelli che hanno a cuore la nostra scuola, di far un’opera di pressione nei confronti degli organi legislativi perché questa ‘storia’ fatta di pensiero e azione, di ricerca e aggiornamento, di incontro ormai consolidato tra esigenze formative e realtà territoriali, non vada dispersa nelle nebbie di un indistinto Liceo delle scienze umane.

 

Gennaio 2005

 

                             Associazione Passaggi:

Massimo Ariati, docente, Ferrara

Lionello Bettin, docente, Ferrara

Maurizia Camurani, docente, Modena

Massimo Camuri, docente, Lodi

Paolo Cinque, docente, Roma

Josette Clemenza, docente, Messina

Nuccia Farina, docente, Pantelleria (Trapani)

Giovanni Fioravanti, docente, Ferrara

Lucia Marchetti, docente, Ferrara

Luigi Mantuano, docente, Sezze (Latina)

Antonio Ronco, docente, Lucca

Stefania Stefanini, docente, Perugia

Giulio Tortello, docente, Genova

Emilia Vianello, docente, Lecco

 

                               sottoscrivono il documento:

Amelia Stancanelli, dirigente scolastico, Messina

Stefania Fabris, docente, Genova

Lucia Demartis, docente, Monza

Cosimo Caforio, docente, Bologna

Beatrice Pramaggiore, docente, Imperia

Danila Baldo, docente, Lodi

Nella Lucia Bandecchi, docente, Pisa

Clotilde Pontecorvo, Professore ordinario, Università di Roma "la Sapienza"

Elisabetta Clemente, docente, LA SPEZIA

Vincenzo Pileggi, docente, Lamezia Terme

Alenka Rebula, Trieste, docente

Palmira Filippini, docente, Brescia

Mario Cucchi, docente, Poggio Mirteto (Rieti)

Roberto Ramoscelli, docente, Corsico (Milano)

Rosa Bobbio, Docente, Palermo

Pietro Boccia, docente, Vairano P. Scalo (CE)

Roberta Mozzi, docente, Cremona

Vincenzo Cascino, docente, Cremona

Angela Lepore, docente, Cremona

Daria Pulz, docente, Aosta

Rossella Danieli, docente, La Spezia

Masnata Giovanna, docente, Genova

Claudia Bacchilega, docente, Ravenna

Vittorio Fioresi, docente, Quartesana (Ferrara)

Mirella Viarengo, insegnante in pensione, La Spezia

Paolo Bucchi, docente, Bologna

Maria Concetta Rubini, docente di lettere, Bologna

Stefano Sissa, docente, Porretta (BO)

Maria Angela Tartarini docente, Cento (FE)

Barbara Vannucchi, docente, La Spezia

Stefania Stefanini, docente, Padova

Marcella Cellurale, docente, Rovereto (Trento)

Antonella La Rocca, docente, Palazzolo sull'Oglio, Brescia

Adriana Bongiovanni, docente, Cremona

Francesco Ciusa, docente, Cremona

Stefania Galeotti, docente, Imola (BO)

 

 

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